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COSA È LA SPELEOLOGIA

Speleologia è ricerca: solo inizialmente la si affronta come attività tecnico-sportiva che porta a percorrere e scoprire gli ambienti meravigliosi del mondo sotterraneo, perché presto essa richiede applicazione storico-scientifica, strettamente compenetrata con la prima, in modo da stimolare, in chi la pratica, un approccio al mondo sotterraneo che non è solo impresa esplorativa ed exploit sportivo, ma soprattutto studio e scienza.

La speleologia ha sempre questo fattore in più che è la ricerca; il viaggio verso l’ignoto porta a studiare, conoscere ed inquadrare scientificamente il mondo sotterraneo con le sue molteplici incognite. Lo speleologo è il vero esploratore del giorno d’oggi e diviene lo scienziato del mondo sotterraneo. Non può e non deve stupire, allora, che lo speleologo si interessi ed affronti ogni tema scientifico, anche il più lontano dalla pratica sportiva, purché correlato e connesso con le grotte e quanto le contorna. Chi si mettesse a contare i praticanti veramente attivi e costanti di questa affascinante disciplina, si accorgerebbe che essi sono meno numerosi delle loro pubblicazioni scientifiche e che queste occupano molti campi dello scibile. Basta consultare la bibliografia specializzata per rendersene conto, anche se quasi tutti ignorano ciò, perché lo speleologo produce materiale scientifico che spesso non è adatto ad una vasta divulgazione o alla narrativa.

Le grotte costituiscono un sistema straordinariamente stabile, che conserva nel tempo tutto ciò che in esse è raccolto, poiché rappresentano un ambiente a bassissima energia ambientale, chimico-fisica e biologica. Le variazioni dell’ambiente esterno hanno scarsa influenza e quindi gli ipogei sono terreno di interesse per moltissime discipline di ricerca scientifica. Non solo carsismo, geologia o idrologia e meteorologia ipogee, o chimismo di acque, ma anche archeologia, paleontologia, paletnologia, biologia, storia e quant’altro. Le grotte “parlano” e si esprimono con un linguaggio che è arcano ed incomprensibile a tutti, tranne che agli speleologi sperimentati ed esperti, di lunga militanza, che hanno acquisito nel tempo un “vocabolario” ed una “grammatica” di base che consente ad essi di interpretarne il racconto.

Se si domanda a qualunque speleologo attivo ed appassionato cosa prova allorché viene a trovarsi in un ambiente ipogeo chiuso e completamente nero e invisibile, egli risponderà immancabilmente di sentire il fascino dell’oscuro e di voler scoprire ciò che il buio nasconde ai suoi occhi.

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